Torre Normanna
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“Rogerius Comes Templi Fundator Et Urbis” (Il Conte Ruggero Fondatore del Tempio e della Città)

    Lo storico Francesco Maurolico, nella sua cronaca riportava: “Ruggero ispezionava l’isola, e nell’anno di salvezza 1072, costruì chiese-fortezze identiche, una a Paternò, un’altra a Mazara e un’altra a Calascibetta, per contrastare più comodamente Catania, Marsala ed Enna”.
Nell’anno 1072, come riporta lo storico Maurolico, “Rogerius Comes Templi Fundator Et Urbis” (Il Conte Ruggero fondatore del tempio e della città”.

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La Torre Normanna del 1079, fu utilizzata dal conte Ruggero come torre d'avvistamento e contemporaneamente come fortificazione dell'antica chiesa di San Pietro. In epoche successive subì altri restauri e rimaneggiamenti.
Il restauro del 1590 le diede l'attuale forma, restringendola oltre il contrafforte, nella parte sommitale, in tal modo passò da torre medievale merlata a torre campanaria, ed attualmente ospita ben sette campane, ciascuna di esse porta inciso il nome e la data di fusione. La più antica delle campane e denominata "U Priu di San Pitru " (la Preghiera di San Pietro) riporta la scritta: " Opus Iorgii D'exarbatu "  nonchè la data aprile 1561.
I lavori di ristrutturazione della torre furono ordinati da Pietro Belhomo procuratore delle Chiese Matrici di Calascibetta.
In omaggio a papa Niccolò II, morto a Firenze il 27 Agosto del 1061, Ruggero dedicò, la chiesa fortezza appena ultimata nel 1079 a S. Pietro Apostolo.
Maestosa ed adagiata sull'altura più alta del monte Xibet troneggiava sulle vallati circostanti. 
La  Chiesa-Fortezza di San Pietro, fu voluta dal condottiero normanno per magnificare la fede cristiana e nello stesso tempo per essere osservata con invidia e timore dagli abitanti di Castrogiovanni, poco Distanti da Calascibetta, che fino al 1091, (anno della conquista della città da parte Normanna),professeranno la fede musulmana.
" Accrebbesi poi la Città, Che Ruggero Muni di mura e di rocca verso aquilone, ed ornò della Chiesa di S. Pietro. " Così si esprimeva lo storico siciliano Vito Amico, nel Suo "Lexicon di Sicilia", riferendosi al Secolo XI.